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"E' notizia di questi ultimi giorni che il carcere femminile di Empoli sia destinato ad una inaspettata quanto fulminea chiusura il cui fine ultimo sarebbe la riconversione della struttura in una REMS (residenza esecuzione misure di sicurezza), questa vicenda sconcerta tutti indistintamente, il personale di Polizia Penitenziaria, il personale del comparto ministeri, il personale sanitario e la popolazione detenuta.

-Questa la denuncia del Segretario Regionale Mauro Lai della UIL PA Polizia Penitenziaria Toscana; dall'agosto 2010, data della riapertura della struttura empolese, l'istituto è stato gestito secondo il principio moderno della sorveglianza dinamica, con ottimi risultati sia a livello trattamentale che di sicurezza interna, difatti gli eventi critici sono praticamente inesistenti e la recidiva delle detenute è fra le più basse a livello nazionale. -Francamente, aggiunge il Segretario, in un periodo in cui molti si fanno bandiera dei diritti dei detenuti e delle condizioni di sovraffollamento e di vita nelle carceri italiane, non ci si capacita di come sia possibile smantellare una struttura all'avanguardia nei progetti trattamentali, senza sovraffollamento e che funziona; specie negli ultimi anni sono stati messi in campo numerosi progetti con le associazioni presenti sul territorio per la realizzazione degli eventi del "luglio al fresco empolese", della sagra del carciofo e la realizzazione di un'azienda agricola che iniziava adesso a dare i primi frutti del duro lavoro svolto - senza contare l’enorme spreco di risorse e denaro pubblico che ancora una volta la cittadinanza è costretta a subire passivamente, in barba ad ogni dichiarazione di spending rewiew.

Incalza, Lai, sbalordiscono i tempi e le modalità con cui il Ministero della Giustizia vorrebbe mettere in atto questo cambiamento, come se le donne e gli uomini che quotidianamente lavorano con impegno e dedizione nella struttura empolese fossero semplicemente delle pedine da poter spostare a piacimento e non delle persone con una loro realtà personale e familiare basata anche sul luogo di lavoro; dopo anni e anni di letargia istituzionale, di rinvii per l'apertura delle REMS, di commissariamenti, di proroghe concesse e non sfruttate dalle istituzioni, si chiede al personale della CCF di Empoli di decidere in quattro e quattr'otto del proprio futuro, di cambiarlo, di scegliere un'altra sede, di reinventarsi velocemente una vita perché le priorità delle Istituzioni sono altre...

Se per il personale di ruolo dell’Amministrazione penitenziaria è sottoposto “solo” ad una procedura forzata di trasferimento, il personale sanitario, che in gran parte è dipendente di una cooperativa convenzionata con l’ASL, ha ancora meno certezze riguardo la propria sorte lavorativa, i loro posti di lavoro sono a rischio.
Le istituzioni locali e regionali tutte, essendo le uniche responsabili del mancato superamento degli OPG e quindi della loro chiusura, anziché trovare soluzioni inadeguate e inefficienti in strutture che invece efficienti lo sono eccome, dovrebbero farsi di nuovo carico del problema e risolvere la questione, senza gravare sulla vita di circa 50 famiglie che non hanno alcuna colpa, in modo definitivo ed efficace.

In conclusione, afferma Lai - forse alcuni non sanno che esiste un carcere costruito nel 1986 a Pescia (PT) e mai utilizzato, un carcere che sarebbe stato l’ideale per una struttura REMS, senza distruggere quanto fatto di buono per la comunità al carcere di Empoli.
Pertanto il personale di Polizia Penitenziaria, Personale Amministrativo e personale ASL della Casa Circondariale di Empoli CHIEDE ai vertici di RIVALUTARE E QUINDI ANNULLARE IL PROVVEDIMENTO DI CHIUSURA, auspicando che vengano prese in considerazione altre soluzioni meno invasive e più efficienti. CARCERE DI PESCIA