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Egregio Presidente e Provveditore,

Dopo i fatti accaduti all’interno della Casa Circondariale di Firenze Sollicciano, nella serata di sabato 10 luglio c.m. e la mattinata di domenica, questa Organizzazione Sindacale è molto preoccupata, poiché la situazione di non controllo del penitenziario fiorentino e la sua ingovernabilità l’avevamo più volte denunciata, in ultimo con la nota UIL 83 del 1.07.2021, avendo avuto in questi mesi segnali sempre più preoccupanti da parte del personale di polizia, anche e soprattutto dall’aumento delle aggressioni, specialmente dopo i fatti incresciosi avvenuti a seguito di indagini della magistratura inquirente nel reparto penale ove poi è accaduto l’evento.

Il punto è proprio questo, evidentemente l’amministrazione penitenziaria non coglie più l’essenzialità dell’ascolto sia dei propri dipendenti che delle organizzazioni sindacali, nonostante quest’ultime sono essenziali e fondamentali anche per prevenire eventi critici, dando il loro contributo e soluzioni ai numerosi problemi che persistono in un istituto penitenziario come quello di Firenze Sollicciano.

Ovviamente, tutto ciò è possibile solo se vi è predisposizione ad una comunicazione celere e costante e di qualità con le rappresentanze, cosa che è mancata sia a livello locale che regionale.

Ora, non ci resta che analizzare l’evento accaduto ed è chiaro che si è di fronte ad una struttura non sicura strutturalmente essendo stato più volte accertato, così come è lampante che sia il personale che il comandante di reparto anche questa volta, è stato lasciato praticamente da solo a gestire una situazione operativa decisamente critica, fino alle ore 10:00 del giorno seguente e questo è un dato di fatto incontrovertibile.

Infatti preoccupa e non poco, che non si è attivato il cosiddetto P.O.R. Protocollo Operativo Regionale, che dovrebbe operare in virtù della circolare GDAP 0312188 del 17.08.20211 e seguenti, mediante l’azione di supporto del gruppo di intervento, fatto di uomini e mezzi e Coordinato e gestito dal provveditorato regionale in queste circostanze.

La questione dell’ordine e della sicurezza degli istituti nel distretto e l’acuirsi delle situazioni e degli eventi critici, era stata posta al centro dell’attenzione da parte della scrivente al provveditore regionale, con la nota UIL numero 315 il 30.12.2020, per cui anche questo avevamo suggerito in tempo utile ovvero l’istituzione del P.O.R., essendo inaccettabile che si operi ancora oggi, senza protocolli operativi chiari e precisi, ma si agisce su iniziativa dei singoli e con chiamate dirette sulle utenze del personale fuori servizio e più delle volte senza gli strumenti di comunicazione oppure di difesa passiva, praticamente nel caos della confusione e allo sbaraglio.

Ovviamente, quest’ultimo punto va ascritto totalmente alla disorganizzazione degli uffici del PRAP tuttora persistente, per la quale aspettiamo sempre di avere una proposta di piattaforma per capire cosa fa chi e che cosa negli uffici del PRAP Toscana- Umbria, vista la pletora di dirigenti e personale in servizio.

Nella speranza che la presente sia da stimolo affinché da domani agiate in primis con coscienza, ma soprattutto con efficacia al fine di migliorare il sistema ma soprattutto le condizioni di lavoro e di servizio delle donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria nel penitenziario fiorentino, struttura insalubre, degradata e al limite della degenza umana e del rispetto degli individui.

Nell’auspicio che l’evento critico porti almeno giusto riconoscimento delle previste ricompense, di quanti si sono adoperati nell’immediatezza e con spirito di abnegazione e continuità nella circostanza poiché neanche più questo si riesce a fare a Sollicciano.

Restiamo in attesa di riscontro e di essere semmai convocati per dare il nostro contributo, ovviamente dal nostro punto di vista, di cosa poter fare per risolvere il problema del carcere di Sollicciano, poiché crediamo che il personale sia stufo di vedere continue passerelle oppure apprendere l’avvio di iniziative progettuali di difficile sostenibilità che inevitabilmente si ripercuotono poi sul trattamento lavorativa della Polizia Penitenziaria con una serie di compressione dei diritti e di carichi di lavoro davvero sovraumani poiché lo slogan “apparire e meglio che essere” non regge più.

Cordiali saluti.