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Questa O.S. è venuta a conoscenza che quasi la totalità dei reclami presentati dai detenuti ubicati alla denominata Sezione “C”, ai sensi dell’art.35 ter O.P ., vengono sistematicamente accolti dalla Magistratura di Sorveglianza. Dopotutto, se si considera che tutte le camere del Reparto “C” misurano, più o meno, 9 metri quadrati, escluso il bagno, e in ciascuna di essa sono allocati “regolarmente” tre detenuti, è palesemente normale che i reclami in questione vengano accolti. In merito alla questione, ormai, è orientamento consolidato, da parte della giurisprudenza, dove vi è l’esiguità di uno spazio minimo al di sotto dei tre metri quadri pro capite già di per sé integra una violazione dell’art. 3 CEDU, senza che sia neppure necessario tenere in considerazione la presenza di ulteriori fattori cosiddetti compensativi.

Tuttavia, l’aspetto più critico della vicenda non è tanto la pessima qualità delle condizioni detentive dei ristretti e di conseguenza anche quelle lavorative del personale di Polizia Penitenziaria, condizione che non può essere assolutamente sottaciuta, ma soprattutto il grave danno erariale a cui l’Amministrazione Penitenziaria è continuamente sottoposta nel caso in cui non venissero adottate valide misure riparative per evitare che perduri tale violazione.

A tal proposito è necessario ricordare che alcuni mesi fa, il Tribunale di Sorveglianza di Genova ha accolto il reclamo presentato da un ex detenuto, ormai in stato di 

libertà, con il quale ha disposto il risarcimento di circa 6.280,00 euro per le suddette condizioni di pregiudizio patite dal predetto durante la lunga detenzione in quel Reparto.

In queste circostanze è davvero impossibile restare indifferenti nel vedere certe contraddizioni in un Paese come l’Italia, dove nonostante i continui tagli finanziari e ai pochi investimenti alla Sanita, alla Sicurezza, all’Istruzione, alla Pubblica Amministrazione e via discorrendo, assistiamo a un cronico appiattimento dei salari di tutti i lavoratori, ai notevoli ritardi per l’adeguamenti economico dei vari rinnovi contratti di lavoro, oltre a registrare una lenta e minima ripresa economica in generale, bisogna pure sobbarcarci di ulteriori spese privandoci di una parte di quei preziosi fondi utili per la realizzazione di importanti progetti, per destinarli alle persone detenute a titolo di risarcimento della detenzione per violazione dell'art. 3 CEDU..

E’ superfluo evidenziare che tali situazioni si registrano anche in altri Istituti penitenziari della Repubblica e questo perché l’Amministrazione Penitenziaria invece di affrontare il problema del sovraffollamento dei detenuti negli Istituti in modo diretto ed efficace, rivisitando magari le capienze delle camere detentive in base alla metratura minima a disposizione per ogni detenuto, ha pensato bene di aggirare il problema con misure rivelatosi solo di tipo palliativo (come ad esempio: maggior apertura delle camere, sorveglianza dinamica, ecc.).

Premesso quanto sopra, la scrivente O.S., al fine di scongiurare, nuovamente, di vedere l’Amministrazione Penitenziaria soccombere in giudizio nei reclami in questione, chiede alla S.V. di intervenire presso i competenti superiori Uffici affinché la situazione sopra descritta possa essere definitivamente sanata, altrimenti, in assenza di sostanziali e concrete azioni per porre rimedio a tali eventi, sarà costretta di interessare i competenti organi di controllo della finanza pubblica.

In attesa di determinazioni, si porgono cordiali saluti.