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In relazione alle note n.2015 e n.2016, che ad ogni buon fine si allegano, la scrivente Organizzazione Sindacale tiene a precisare che la materia oggetto del contendere è ormai superata dal momento in cui è intervenuta la riforma della sanità penitenziaria.

Difatti, dalla data di entrata in vigore della riforma sopra citata, l’addetto all’infermeria è individuato come figura adibita alla vigilanza del reparto ed espleta specificatamente la vigilanza e osservazione dei detenuti che devono recarsi presso gli ambulatori allestiti negli istituti penitenziari per accedere alle prestazioni sanitarie.

Non ci risulta, pertanto, che la Polizia Penitenziaria debba garantire l’incolumità fisica delle figure professionali come il medico oppure il personale infermieristico, così come prospettato nel caso di specie.

Inoltre, è illegittima la presenza alle visite del personale di Polizia, poiché sulla materia si è già espresso il garante della privacy per la tutela dei dati sensibili.

Se la questione sollevata dall’area sanitaria è riferita alla frequentazione copiosa dell’ambulatorio da parte dei detenuti, evidentemente il flusso va disciplinato attraverso la regolamentazione degli accessi, accorgimento che assicura anche la salvaguardia della sicurezza non solo del personale dell’area sanitaria, ma anche dello stesso personale di Polizia Penitenziaria che viene impiegato nella vigilanza.

Alla luce di quanto sopra rappresentato, si invita nuovamente codesta Direzione a non procedere con l’inserimento di ulteriori unità presso l’ambulatorio dell’istituto e, vista l’occasione, a esporre al tavolo contrattuale, richiesto da questa O.S., le ragioni per cui viene ancora mantenuto l’impiego di un’unità di Polizia Penitenziaria come “addetto alla vigilanza” dell’infermeria.

In attesa di un cortese urgente riscontro, si inviano distinti saluti.

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